IL CRL IN “PISTA” PER RILANCIARE IL VELODROMO LUIGI GANNA DI VARESE

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Un gruppo compatto, come si dice in gergo nelle gare ciclistiche, per recuperare e tornare a valorizzare il velodromo “Luigi Ganna” dello stadio Franco Ossola di Masnago.

Mercoledì 25 fra i rettilinei e sulle paraboliche innevate della pista si sono ritrovati per un sopralluogo tutti gli attori che potrebbero essere i protagonisti del recupero: Federazione ciclistica italiana, Coni, Comune di Varese e due studenti del Politecnico che stanno scrivendo una tesi proprio sulla possibile ristrutturazione dell’impianto sportivo.

La premessa è d’obbligo: riportare ai fasti del passato il velodromo varesino è un po’ come scalare il passo del Mortirolo per un velocista ma, dopo tre anni in cui lì dentro, con la bici nemmeno ci si allena, c’è almeno la volontà di mettere sul tavolo delle idee.

Il primo passo, richiesto da Cordiano Dagnoni, Fabio Perego (presidente e vice della Federciclismo lombarda) e da Massimo Rossetti, numero uno provinciale della federazione, si propone di tornare a potere utilizzare la pista di atletica. Si tratta del nastro d’asfalto fra il velodromo e il rettangolo d’erba del calcio: «Chiaramente il Varese calcio, padrone di casa – ha sottolineato Dagnoni – ha la priorità. Noi vorremmo inserirci negli spazi lasciati liberi. Ma, in questo modo, una settantina di ragazzini fra i sette e i dodici anni potrebbero pedalare per l’allenamento in una struttura protetta e sicura, senza dover andare per strada».

Per questa soluzione non dovrebbero esserci particolari problemi, mentre per quanto riguarda la pista vera e propria, è stato ricordato che la chiusura è dovuta a una «mancata idoneità statica».

Tradotto: c’è il rischio (potenziale anche se poco probabile) di un cedimento nel punto delle paraboliche. Per risolvere la questione potrebbe dunque essere necessario un intervento strutturale, oppure potrebbe essere sufficiente un cambiamento di carattere burocratico.

Strada in salita? Forse. Ma la Fci ha detto di poter mettere a disposizione l’ingegnere che si è preso cura del velodromo “Vigorelli” mentre il Coni, capitanato ieri dal presidente regionale Oreste Perri e dal delegato varesino Marco Caccianiga era presente con l’architetto Andrea Colombo, specializzato nella valutazione degli impianti sportivi: «L’obiettivo – ha fatto sapere Perri – è creare una struttura polivalente e siamo qui per capire cosa si può fare e quanto costa. Questa struttura è un patrimonio e va utilizzata al cento per cento delle sue potenzialità: non è un sogno, con un’azione coordinata e per questo più efficace possiamo farcela».

In tal senso potrebbero essere d’aiuto Marco Trezzi e Luca Galli, due studenti del Politecnico di Milano, che stanno realizzando una tesi sulla riqualificazione del velodromo: «I problemi della pista – hanno affermato – sono le fessure e il degrado della superficie, ma sono problemi che possono essere ricondotti a soluzione senza una spesa enorme».

Si vedrà, anche perché, come si sa, le casse dell’Amministrazione comunale, proprietaria dell’impianto, non luccicano certamente d’oro: «Dopo questo primo incontro conoscitivo e di ricognizione – ha tirato le somme Dino De Simone, assessore allo Sport nella giunta guidata dal sindaco Davide Galimberti – chiedo a tutti di trovarci prossimamente attorno a un tavolo per valutare le proposte concrete di intervento».

Fra cui quella, avanzata da Massimo Scodellaro, team manager del Varese calcio, di «ampliare la ristrutturazione, creando un campo in erba sintetica nell’anti-stadio».

Nel calcio si dice che si è al fischio d’inizio, nel ciclismo che si parte dal chilometro zero. La strada da compiere per il recupero del velodromo? Lunga e tortuosa. Ma un traguardo, anche parziale, non sembra precluso.

da La Prealpina, Nicola Antonello